la storia

IL DESIGN È ...

Illustrazione tratta dal libro "Da cosa nasce cosa" di B. Munari, Ed.Laterza

Aprire, smontare, rimontare, capire, curiosare, cercare, analizzare … infiniti verbi che si possono sintetizzare in uno solo: progettare, quello che gli anglosassoni definiscono il design.

 

Quando non mi è più bastato capire come fosse fatto un oggetto ho cominciato a dare forma alle mie idee e pensieri, quasi una necessità di risolvere una problematica o migliorare una funzione in base a delle mie personali esigenze.

 

Il design è per me un bisogno, il bisogno di costruire per tutti oggetti funzionali alla vita quotidiana. Per questo non può essere un gesto artistico fine a se stesso, ma creatività applicata in un processo.

 

Nella mia carriera lavorativa sono stato impegnato in diversi tipologie di progetti: design d’interni, industrial design per la grande industria, product design, grafica, comunicazione e web design. Questo mi ha permesso di affinare ed evolvere un metodo di lavoro che nasce dagli insegnamenti diretti dei miei maestri e dall’approfondimento degli studi di personaggi come Bruno Munari, del design scandinavo e dello Swiss graphic design. L’applicazione di questo metodo mi consente di essere multidisciplinare e di controllare ogni fase del progetto.

 

L’approccio progettuale certamente minimalista, reso democratico piuttosto che elitario e snob, parte dallo studio della funzione dell’oggetto, la semplifica e la razionalizza fino ad aggiungere (togliendo) il materiale strettamente necessario per dare una forma esteriore che ne suggerisca l’uso. Scriveva Walter Gropius nel 1926 :”Un oggetto è determinato dalla sua essenza…, per progettarlo in modo che funzioni correttamente … occorre indagare sul suo essere; perché dovrà servire perfettamente al suo scopo, cioè, deve assolvere praticamente le sue funzioni, oltre ad essere durevole, economico e bello”

cosÈ il diagramma sopra?

Progettare secondo Munari

Esistono probabilmente diverse metodologie di progettazione, poichè, come sostiene Bruno Munari, sono espressione di ciò che l’esperienza ci ha dettato, ma certamente esiste un solo ordine: “come per la progettazione del riso verde non si può mettere la pentola sul fuoco senza l’acqua o preparare il condimento dopo aver cotto il riso. Se però c’è qualcuno capace di dimostrare oggettivamente che è meglio cambiare l’ordine di qualche operazione, il designer è sempre pronto a modificare il suo pensiero di fronte all’evidenza oggettiva, ed è in questo modo che ognuno può apportare il suo contributo creativo nella strutturazione di un metodo di lavoro che tende, come si sa, a raggiungere il massimo risultato col minimo sforzo.

 

Secondo Munari non deve essere l’idea al centro del nostro metodo ( vedi fig. sopra), ma la creatività, come passaggio dalla fase di analisi del problema a quello di sperimentazione, cioè come atto di elaborazione dei dati raccolti e studiati. L’idea, legata alla fantasia, può proporre soluzioni anche irrealizzabili per ragioni tecniche o materiche, oppure economiche, la creatività si mantiene nei limiti dell’analisi dei dati e dei sottoproblemi.

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